Spesso impropriamente utilizzati come fossero sinonimi, soggetto e sceneggiatura sono in realtà due elementi distinti, che si differenziano sia nel linguaggio che nelle finalità.
Il Soggetto
Il SOGGETTO è un breve racconto che introduce a grandi linee la trama, chiamata anche SINOSSI.
- DEVE CATTURARE L’ATTENZIONE sia del cast tecnico e artistico che dei potenziali investitori del progetto;
- DEVE AVERE UNA FORMATTAZIONE SPECIFICA, esattamente come un qualunque altro testo tecnico, che sia una relazione o un articolo di giornale.
Il soggetto deve essere strutturato come un breve racconto in terza persona, in modo da raccontare gli eventi con il giusto distacco e coniugato all’indicativo presente, che conferirà all’azione un ritmo in grado di catturare l’attenzione di un lettore che deve necessariamente “visualizzare” l’azione descritta come se si stesse svolgendo nella sua testa.
Non deve essere più lungo di 10 cartelle [ricordiamo che una cartella editoriale comprende 30 righe di testo, per un totale di 1.800 o 2.000 battute] e deve riportare anche titolo, genere, lunghezza approssimativa ed autore.
Un’accurata formattazione del testo contribuirà a catturare l’attenzione e a fare buona impressione. Con qualunque Word Processor in commercio è oggi possibile impaginare facilmente ogni documento. Per un soggetto è bene impostare soprattutto i margini del foglio ed il font utilizzato.
Per i margini non abbiate paura di esagerare: margine superiore e margine inferiore andrebbero impostati a 7 centimetri, mentre quelli destro e sinistro a 4,5 cm.
Qualunque font di tipo courier sarebbe un’ottima scelta per scrivere un soggetto e la grandezza del testo dovrebbe aggirarsi intorno agli 8-10 punti.
Il soggetto deve essere scritto in maniera impersonale, senza punti di vista o precisazioni dell’autore, deve contenere un’indicazione chiara dei tempi e dei luoghi in cui si svolge l’azione e deve introdurre personaggi ed eventi uno dopo l’altro, in maniera chiara e sintetica. Solo dopo aver presentato e descritto spazi e protagonisti, questi andranno fatti interagire, raccontando il tutto con frasi brevi e semplici, senza troppi aggettivi o perifrasi. L’effetto da ricreare è quello di diverse diapositive presentate velocemente una dopo l’altra, delle istantanee che nel loro insieme raccontano una storia.
Il Trattamento
Il trattamento rappresenta la narrazione in forma più estesa del soggetto. I personaggi vengono qui descritti e presentati in tutto il loro essere e con le loro storie (anche quelle non mostrate nel film); i dialoghi restano pochi ed essenziali, le situazioni non sono ancora ben definite.
Solitamente il trattamento viene presentato ad eventuali investitori e produttori per meglio rappresentare le finalità del progetto e stabilire un budget o le strategie di realizzazione e promozione preliminari.
La Sceneggiatura
La sceneggiatura è la descrizione per immagini delle scene presenti nel soggetto. Concretamente, essa non è altro che una successione numerica di tali scene, con l’indicazione precisa di dove e come si svolgono le azioni e con la trascrizione dei dialoghi dei personaggi presenti.
Ci sono tre modi di scrivere la sceneggiatura: all’italiana, all’americana e alla francese. Negli ultimi trent’anni, ha però preso piede quella americana che ormai è quella universalmente usata.
- Sceneggiatura all’italiana – il testo è diviso in due colonne: a sinistra c’è la parte descrittiva con le didascalie, mentre a destra sono presenti i dialoghi dei personaggi. Ad ogni scena si cambia pagina;
- Sceneggiatura all’americana – sia le didascalie che i dialoghi sono presenti nella parte centrale del foglio; le didascalie occupano tutta la larghezza della pagina, mentre i dialoghi sono disposti al centro, caratterizzati da un margine più rientrante. Se correttamente strutturata, ogni pagina corrisponde ad un minuto del film;
- Sceneggiatura alla francese – una via di mezzo tra gli altri due, prevede in alto al centro una parte descrittiva e in basso a destra la parte coi dialoghi. È il modello meno usato dei tre, anche se più simile ad un canovaccio tradizionale e lascia ampio margine interpretativo al regista.
Al giorno d’oggi il layout più utilizzato è quello all’americana, che offre una migliore leggibilità ed è strutturato in questo modo per ogni scena descritta:
1. INTESTAZIONE – Numerare ogni scena con un numero progressivo; per ogni scena inserire una didascalia sintetica contenente necessariamente l’indicazione spaziale (INT/EST) e temporale (GIORNO/NOTTE) e la sommaria descrizione di personaggi, ambiente ed azione;
2. AZIONE – La descrizione dell’azione va fatta con l’occhio narrativo rivolto verso macchina da presa: è necessario indicare chi, come e che cosa avviene sullo schermo.
3. DIALOGHI – specificando prima di ogni battuta il personaggio, a caratteri maiuscoli.
Il font da utilizzare è il Courier New corpo 12. I nomi dei personaggi e le intestazioni delle scene vengono scritti tutti in maiuscolo. Le didascalie devono essere quanto più concise possibile e nell’intestazione deve essere necessariamente presente il luogo nel quale la scena è ambientata, specificando esterni ed interni, e le condizioni di luce (giorno o notte).
Alcuni acronimi ed abbreviazioni utilizzate:
- PP – primo piano
- PM – piano medio
- PA – piano americano
- CL – campo lungo
- FC – fuori campo
- SOGG – soggettiva
- POV – punto di vista
- CG – grafica computerizzata.